Mare Chiuso
ovvero le mirabolanti avventure dei musici Miali e Soghomon resi schiavi dai barbareschi nell'anno di grazia 1542
Tra il 1500 e il 1800 nel solo Maghreb oltre 300.000 cristiani abiurarono per abbracciare l'Islam. Una parte si convertì per sfuggire alla schiavitù, l'altra scelse liberamente per sfruttare le occasioni offerte da una società dove il destino degli uomini non era deciso fin dalla nascita come in Europa ma ognuno era "fabbro di se stesso". E furono i rinnegati, come venivano chiamati gli ex cristiani, a diventare i principali artefici della grandezza di Algeri, Tripoli e Tunisi. Ne ebbero saldamente in mano il potere, contribuirono all'espansione dell'Impero Ottomano ma furono anche il "motore" principale dell'economia del Mediterraneo basata sul commercio degli schiavi e sulla guerra di corsa, il cui sbocco principale era la stessa Europa cristiana che assorbiva la maggior parte delle merci depredate dai "turchi".
Dopo il successo di Cristiani di Allah, Massimo Carlotto continua a raccontarci l'epopea dei pirati e dei corsari della metà del ‘500 attraverso una storia ironica e semiseria dello scontro di civiltà e della guerra di religione che divide le sponde del Mediterraneo da secoli. Una storia rimossa, a parte qualche lodevole eccezione, dalla storiografia occidentale che ha cristallizzato la lettura del periodo storico in una granitica divisione tra culture incapaci di comunicare. In realtà, grazie ai rinnegati, il dialogo era ben aperto e il conflitto tra religioni serviva solo a celare la motivazione di fondo di quella guerra perenne e cioè il controllo militare ed economico del Mediterraneo. Tra l'altro i rinnegati ebbero buon gioco nel rendere più aperto e più tollerante l'islam maghrebino e non a caso in quell'epoca omosessuali e alchimisti potevano trovare ospitalità nelle città corsare mentre nei regni cristiani ardevano i roghi del Sant'Uffizio.
Sul palco la voce narrante di Massimo Carlotto ci narra la storia di due musici, Soghomon l'armeno e Miali il sardo (interpretati rispettivamente da Maurizio Camardi e Mauro Palmas), rinnegati per necessità, che nel corso della loro esistenza viaggiano incessantemente lungo le coste del Mediterraneo. Un punto di vista prezioso per comprendere come la musica fosse uno strumento di comunicazione e di contaminazione tra popoli e culture. Lo spettacolo è il risultato finale di un lungo e articolato progetto nato dall'incontro tra lo scrittore Massimo Carlotto, autore dei testi, e i musicisti Maurizio Camardi e Mauro Palmas, autori delle musiche di scena, che hanno lavorato parallelamente basandosi sulle stesse fonti storiche.
con:
Massimo Carlotto - voce narrante
e con
Maurizio Camardi - sassofoni, duduk, flauti etnici
Mauro Palmas - liuto cantabile
Testo spettacolo di Massimo Carlotto
Musiche di Maurizio Camardi e Mauro Palmas